Urashima Taro e la Dea dell'Oceano

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    Questa fabia è una delle poche fiabe che conosciamo grazie ad un libro che ci è stato regalato da piccole comunque eccola qui xD ti fa imparare molte cose secondo noi xD

    Fonte Demetra

    Urushima Taro e la Dea dell'Oceano:



    Urashima%20Taro
    page7_blog_entry353_1
    [IMGs?q=tbn:ANd9GcRkUHTqosApDTzs__CL-rl-bIEtGPDoqSHC_Iql3S_40Vrmtmrvqw]http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRkUHTqosApDTzs__CL-rl-bIEtGPDoqSHC_Iql3S_40Vrmtmrvqw.jpg[/IMG]

    C' era una volta, nel paese di Tango, una piccola borgata chiamata Mizunoè. In questa borgata viveva un pescatore, il suo nome era Urashima Taro. Era un uomo virtuoso, dal cuore sensibile e buono, in vita sua non aveva mai fatto del male ad alcuno.

    Una sera Taro tornava dalla pesca. Le sue reti avevano catturato molti pesci, per questo rientrava soddisfatto e gioioso. In riva al mare vide una banda di ragazzini che sembravano provare un maligno piacere nel torturare una piccola tartaruga trovata sulla sabbia.

    Taro non amava vedere soffrire le bestie. Egli ebbe pietà della tartaruga. Si avvicinò ai ragazzi e con voce imperiosa disse:

    - Quale male vi ha fatto, questa piccola creatura innocente, per essere tormentata in questa maniera? Dimenticate che gli Dei puniscono i ragazzi che maltrattano gli animali?
    - Questo non è un affare che vi riguarda, rispose con insolenza il ragazzo più grande, questa tartaruga non appartiene a nessuno. per questo noi siamo liberi anche di ucciderla se ci fa piacere. Voi non avete niente a che vedere con questo.

    Il pescatore comprese che qualsiasi ragionamento non avrebbe fatto presa su quei ragazzi dal cuore senza pietà. Allora cambiò tattica e con un tono di voce raddolcito disse:

    - Avanti! Non fate così ragazzi! Io non avevo l'intenzione di rimproverarvi. Volevo solo proporvi uno scambio vantaggioso. Volete vendermi questa tartaruga ? Vi offro venti denari. Accettate?
    Venti denari! Erano una fortuna per quelle piccole canaglie. Accettarono senza esitare. Taro gli regalò anche due piccoli pesciolini bianchi e contenti dei doni insperati corsero in direzione del villaggio. Rimasto solo con la tartaruga e con la consapevolezza di aver sottratto l'animale da una morte certa, il bravo pescatore la sollevò con le mani, e mentre la accarezzava disse:
    - Povero piccolo animale! I proverbi ti attribuiscono diecimila anni di esistenza, mentre ne concedono solo mille alle cicogne. Cosa ne sarebbe stato di te se non ti avessi vista? Io credo che i tuoi diecimila anni sarebbero stati molto brevi se quei cattivi ragazzi ti avessero uccisa. Vai! Ti restituisco la libertà . Ma in futuro, sii prudente e soprattutto cerca di non cadere mai più nelle mani di ragazzi terribili.

    Detto questo, depose delicatamente la tartaruga sulla sabbia e la lasciò andare. Soddisfatto e felice per la buona azione compiuta, fece ritorno a casa. Mai come quella sera la zuppa gli sembrò così buona e il suo sonno così ristoratore.

    L'indomani, Taro si levò di buon ora, per andare a pesca, così come era sua abitudine. Mise la piccola imbarcazione in mare e una volta guadagnato il largo, montò sulla barca. Aveva appena gettato le reti, quando ad un tratto l'acqua fu percorsa da uno sciabordio ben strano.
    - Signor Urashima! Disse una voce dietro di lui.
    Il pescatore si chiese chi mai potesse chiamarlo con il suo nome al mattino così presto. Si guardò attorno ma non vide nessuna persona. Credendo di essersi immaginato tutto, iniziò a pescare.

    Signor Urashima! Ripeté la voce di prima.
    Taro si voltò ancora una volta. e con sua grande sorpresa, si accorse che vicino alla sua barca, c'era la piccola tartaruga, la tartaruga a cui aveva salvato la vita!
    - Oh! Sei tu che mi chiami?
    - Si, sono io Signor Urashima. Sono venuta per augurarle una buona giornata e per ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per me, ieri sera.
    - E' veramente carino da parte tua. Cosa posso offrirti? Se tu fumassi ti offrirei volentieri la mia pipia. Ma tu non fumi!
    -No, io non fumo, Signor Urashima. Ma se non sono troppo indiscreta, accetterei volentieri una tazza di sakè.

    -Del sakè? Tu bevi il sakè? Ne sono felice! Ho giusto con me una piccola bottiglia. Non è della migliore qualità, ma non è niente male... Ecco qui.
    Il pescatore, riempì una tazza, e la porse alla piccola tartaruga, che la mandò giù tutto d'un fiato. Per un'istante, la conversazione si interruppe, Taro continuò: Desideri un'altra tazza?
    -No grazie, Signor Urashima. Una è sufficiente...A proposito, avete già visitato il palazzo di Otohimè, la Dea dell'Oceano?
    -No, mai.
    -Mi farebbe veramente piacere condurvi li

    -Come? Tu vorresti portarmi li? Ma il palazzo è molto lontano! E d'altra parte io non so nuotare così bene quanto te. Come faccio a seguirti?
    -Oh, non è necessario che voi sappiate nuotare, Signor Urashima. Voi non dovete nuotare affatto.
    -Monterete sul mio dorso e vi condurrò li.
    -Montare sul tuo dorso? Ma non ci penso nemmeno mia piccola tartaruga. Anche se tu fossi dieci volte più grande, sarebbe impossibile per un uomo come me montare sul tuo dorso senza farti del male.
    -Ah, Signor Urashima, voi trovate che sono troppo piccola? Va bene...Aspettate un istante e vedrete.
    La piccola tartaruga cominciò a crescere ... a crescere...Diventò più grossa della barca del pescatore.

    Costui colpito dal prodigio, non ebbe più esitazione. Montò sul dorso dell'animale e subito si trovò a suo agio. La tartaruga si diresse verso il palazzo di Otohimè la Dea dell'Oceano
    Dopo qualche ora, Taro vide in lontananza qualcosa che sembrava un monumento
    -Che cos'è quel monumento? domando alla tartaruga.
    -E' il portale del palazzo, rispose.
    Via via che si avvicinavano il portale sembrava sempre più grande e dipinto di colori brillanti.

    Infine giunsero alla porta del palazzo. La tartaruga depose il suo cavaliere sulla sabbia, alcuni granelli erano perle. Solo allora il pescatore si accorse che il portale era di oro massiccio incrostato di pietre preziose. Due draghi enormi sorvegliavano l'ingresso. Avevano il corpo di cavallo, la testa e le fauci di un leone, le ali di aquila e la coda di serpente. Il loro aspetto era terrificante; nonostante ciò, lo sguardo con cui fissavano il nuovo arrivato era pieno di dolcezza.

    La tartaruga intanto aveva oltrepassato l'atrio. Una moltitudine di pesci erano li per accoglierli in segno di benvenuto. C'erano pesci di tutte le forme e grandezza. C'era la rappresentanza di ogni specie presente nell'Oceano. Tutti indossavano la livrea con i colori della Dea, color azzurro e con i galloni d'argento. Si avvicinarono al cospetto del pescatore e si inchinarono in segno di simpatia e rispetto.

    Il bravo Taro non comprendeva tutte quelle cose, ma sapendo che non gli avrebbero fatto alcun male li lasciò fare. Lo spogliarono dei suoi modesti indumenti da pescatore e lo rivestirono di uno splendido abito di seta. Ai suoi piedi misero delle pantofole di velluto, poi un paggio con molta gentilezza lo introdusse nel palazzo.

    Edmund%20Dulac%20Urashima%20Taro Appoggiato ad una rampa d'avorio, salì sette gradini di una scala di marmo e arrivò davanti ad una porta di legno di acagiù sulla quale scintillavano degli smeraldi. La porta si aprì da sola e Taro entrò all'interno dell'appartamento della principessa Era un salone enorme, il soffitto di corallo era sostenuto da venti colonne di cristallo. Le numerose lampade emanavano una luce vermiglia che donava all'ambiente una luce calda e brillante. Le pareti erano di marmo incrostate di rubini e pietre preziose.

    In mezzo a tutte queste meraviglie, seduta su un trono di diamanti, ornata dei suoi gioielli più belli e circondata da tutta la sua corte c'era Otohimè la Dea dell'Oceano. Era straordinariamente bella, più più bella del sorgere dell'aurora. Appena vide Taro, lo guardò con il più dolce dei sorrisi. Lui voleva prostrarsi. Ma la Dea non gli lasciò il tempo. Si alzò dal trono e avanzò verso di lui, maestosa e amabile e prendendogli affettuosamente le mani disse:

    -Siate il benvenuto! Ho saputo che ieri sera avete salvato la vita ad uno dei sudditi più venerabili del mio regno. Ho voluto così esprimere personalmente la mia sincera riconoscenza e questa è la ragione perché vi ho fatto venire qui.

    Taro non sapeva cosa rispondere. Era ammutolito. Allora, ad un cenno della dea, fu fatto accomodare su un cuscino di seta, intessuto di fili d'oro. Portarono un piccolo tavolo d'avorio sul quale appoggiato sopra dei piatti rossi, c'era ogni sorta del cibo più appetitoso. Taro mangiò come non aveva mai fatto in vita sua. Quando ebbe finito di mangiare, la Dea lo condusse a visitare il suo palazzo.

    Il pescatore andava di sorpresa in sorpresa, da sbalordimento a sbalordimento. Ma quello che lo colpi di più e lo colmò di ammirazione fu il giardino. Era formato da quattro aiole immense, ciascuna rappresentava una delle quattro stagioni dell'anno.

    A Est c'era l'aiuola della primavera: i prugni e i ciliegi in fiore si innalzavano sopra un verdeggiante prato; gli usignoli modulavano le loro delicate romanze; mentre le allodole costruivano il loro nido

    Al Sud c'era l'aiuola dell'estate, i rami dei meli e dei peri si piegavano sotto il peso dei frutti. Le cicale riempivano l'aria con il loro assordante e monotono cri cri. Regnava una forte calura, temperata da un dolce zefiro.

    L'autunno era rappresentato dall'aiuola di ovest. Il suolo era ricoperto di foglie ingiallite e di fiori di crisantemo. Infine il giardino d'inverno era un enorme tappeto di neve circondato da lastre di ghiaccio

    Taro passò sette giorni in quel palazzo incantato. Affascinato da tutte quelle meraviglie che gli venivano offerte. Incantato dalla bontà della benevolenza della Dea e dal benessere che non aveva provato mai prima d'allora, Taro aveva dimenticato il suo villaggio; non aveva più pensato ai suoi vecchi genitori, a sua moglie, ai suoi figli, alla sua barca, alle sue reti.

    Un giorno ricordandosi di loro, fu preso dalla tristezza e dalla nostalgia.

    Che cosa penseranno i miei anziani genitori di una assenza così lunga? Chissà con quanta inquietudine mia moglie e i miei figli attendono il mio ritorno! Potrebbero pensare che sono morto, inghiottito dall'Oceano! E cosa ne è stato della mia barca? E delle mie reti?..

    Urashima%20Taro%20e%20Othoime%27%20 Allora Taro decise di partire. Ne parlò con la Dea che cercò invano di trattenerlo, ma le sue insistenze si dimostrano infruttuose. La bella Otohimè allora, lo condusse in una camera segreta e dal fondo di uno scrigno tirò fuori un piccolo cofanetto laccato e porgendolo a Taro gli disse:

    - Poichè avete fretta di partire Signor Urashima, io non vi tratterrò oltre,.tenete! Portate con voi questo piccolo cofanetto, come mio ricordo e come ricordo del vostro soggiorno qui. Promettetemi però che una volta arrivato a casa, voi non lo aprirete mai, Signor Taro, ricordate bene le mie parole: il giorno che cederete ad una colpevole curiosità e aprirete questo cofanetto sarete un uomo morto.

    Taro accettò il dono pieno di riconoscenza. Promise che non avrebbe mai aperto il cofanetto, .la Dea lo salutò con un bacio sulla fronte e l'accompagnò alla soglia del palazzo e li si separano. Il pescatore montò sul dorso della tartaruga che si diresse verso la riva.

    Taro è di ritorno. ma come tutto è cambiato durante la sua assenza! Gli alberi che si trovano all'ingresso del borgo non sono più quelli che era abituato a vedere. Com'è cresciuto il villaggio! Ci sono delle case nuove, di quelle che non aveva mai visto prima. Ma la cosa che lo stupisce di più è quella di no ritrovare nessuno delle sue conoscenza! Tutti i volti che incontra sono per lui estranei!

    Non comprende questa improvvisa metamorfosi di uomini e di cose. Taro non sa più cosa credere e pensare. Non vede l'ora di ritrovare i suoi genitori, sua moglie e i suoi bambini per ascoltare dalle loro bocche il perché di questo avvenimento sorprendente. Si dirige verso la sua casa. Lì l'aspetta una sorpresa ancora maggiore. E' ancora la casa che aveva lasciato sette giorni prima. Ma ora sta cadendo in rovina . Si avvicina e getta un occhiata all'interno. Non vede nessuno degli oggetti che gli erano così famigliari. Non trova più né i suoi genitori, né sua moglie né i suoi piccoli.

    Seduto su una stuoia un vecchio si scalda con un braciere, ma quel vecchio non è suo padre! Taro si sente venir meno sotto il peso di un'emozione così forte. Ma con grande sforzo si contiene.

    - Buon vecchio, domanda con voce soffocata, sette giorni fa lasciai il villaggio. Come può essere possibile che durante una così breve assenza tutto è cambiato? Questa era la mia casa, e ora ci siete voi una persona a me sconosciuta. Dove sono i miei vecchi genitori, mia moglie e i miei figli che avevo lasciato qui?



    - Giovanotto , rispose il vecchio credendo di avere a che fare con un folle, io non so cosa volete dire. Chi siete? Qual'è il vostro nome?



    - Io sono Taro Urashima, il pescatore.

    - Urashima Taro? Gridò il vecchio, al colmo della sorpresa, allora voi siete un fantasma, uno spirito, un'ombra.. Io in effetti senti parlare di un certo Urashima Taro. Ma è da moltissimo tempo che non è più in questo mondo. sono settecento anni che Urashima Taro è morto!

    - Settecento anni! Esclamò il pescatore.

    All'improvviso impallidisce e barcolla. Le ultime parole del vecchio sono per lui rivelatrici. Finalmente ha capito tutto! Ha capito che ha passato settecento anni nel palazzo della Dea Otohimè, e che quei settecento anni gli sono sembrati solo sette giorni.

    Una profonda tristezza invade la sua anima. Lascia il villaggio inospitale, che non è più lo stesso, dove non ci sono più le persone a lui care. Tutto pensieroso si dirige verso la riva. Istintivamente si guarda intorno alla ricerca della tartaruga: vorrebbe far ritorno al palazzo. ma la tartaruga è scomparsa, probabilmente per sempre...

    Taro si siede sulla sabbia, dai suoi occhi scendono lacrime brucianti. All'improvviso i suoi occhi si posano sul cofanetto, il cofanetto misterioso regalo di addio di Otohimè al quale non aveva più pensato dal suo arrivo al villaggio.

    - Che cosa contiene questo cofanetto?.. La Dea mi disse :

    - il giorno che per una curiosità colpevole aprirete questo scrigno, voi sarete un uomo morto... Una dea non mente mai e pertanto.. potrebbe esserci dentro la mia fortuna! E poi che cosa mi importa di morire a questo punto? Sono solo al mondo, senza parenti, senza amici, senza conoscenti, senza fortuna? Si cento volte meglio la morte che un'esistenza così infelice

    Così pensò Taro. Allora con un movimento nervoso aprì la bottiglia. Una sorte di nuvola spessa lo avvolse dalla testa ai piedi. Immediatamente i suoi capelli divennero bianchi come la neve, la sua fronte rugosa, le sue membra si rinsecchirono finché cadde morto sulla spiaggia.

    L'indomani due pescatori trovarono sulla spiaggia il corpo di un pescatore che aveva settecento anni.

     
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    Conoscevo questa storia, ma non l'avevo mai letta tutta intera. Grazie di everla messa. ^^
     
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  3. giorgiette97
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    *_* FINALMENTE CONOSCO QUESTA STORIA.
    Grazie per averla postata Maman ☻
     
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  4. ~Funny.
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    Grazie per averla postata! E' molto bella.. ^^
     
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    non conoscevo questa storia
    bella grazie per averla postata :)
     
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    conoscevo già la storia per aver visto un cartone, ma preferisco sempre la versione cartacea, grazie per averla messa
     
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  7. La Chica1
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    Non sapevo di questa fiaba....molto bella!!!!
     
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  8. nadine5
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    io la conosco ed è molto triste
     
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    casa di EROS

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    Triste ma grazie di averla scritta qui
     
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    Ne avevo già sentito parlare di questa storia, ma non l'avevo mai letta... È molto triste, ma anche bella
     
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  11. mangalove90
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    Affascinante come racconto
     
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    Bellissima storia grazie infinite
     
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  13. giuppydoc
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    Una bella storia...in parte la conoscevo dagli anime
     
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    Grazie mille non conoscevo questo racconto ... storia bellissima
     
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  15. Safaa Jerdouj
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    Grazie per averla postata è bellissima
     
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15 replies since 4/12/2011, 23:10   119 views
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