La morte del Serpente & GIN

Due FF in cui c'entra Gin Ichimaru

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  1. giorgiette97
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    Ciao a tutti! Posto queste mie due FF su Gin Ichimaru!

    Vi lascio le trame e gli spoiler sotto di esse con la storia, se volete leggerla e mandarmi una recensione/commento!

    La morte del Serpente: Gin Ichimaru è morto e questi sono i suoi ultimi pensieri prima di morire.





    Il mio nome è Gin Ichimaru. Sono uno shinigami, un dio della morte. Anche se per la verità lo sono sempre stato.
    Sono il capitano della Terza Compagnia della Soul Society.
    Il mio obbiettivo è uno: Aizen.
    Aizen è malvagio, è un calcolatore senza scrupoli… Era quello che potevo diventare.
    Io sono stato “salvato”.
    Io sono diverso… io ero diverso. Ora sono morto e questi sono i miei ultimi pensieri prima di morire.
    Rangiku.
    Rangiku è una ragazza che ho salvato. Stava morendo di fame su una strada a causa del suo potere spirituale. Rangiku è l’unica persona che abbia mai toccato la mia anima, se mai ne ho avuta una.
    Ora che ci penso, avrei dovuto dare almeno una botta a Rangiku…
    Sì, io sono solo un povero bastardo. Sono malizioso, sono infido e sono… ERO spietato.
    Mi devo abituare a pensare con il “ero”… ma… è veramente finita?
    Così?
    Tutto il mio lavoro, le mie idee, i miei progetti…Finiscono Così?
    Aizen ha vinto? No. Aizen non ha ancora vinto. C’è Ichigo.
    Quel buffo ragazzo, è diventato forte.
    Con quei suoi inquietanti e stupidamente sinceri occhi marroni e il suoi capelli color del sole…del tramonto.

    “GIN!” urla una voce.
    Per una volta apro gli occhi. E’ Rangiku che mi chiama. E’ Rangiku che piange per me.
    “Gin, non morire ti prego!” mormora tra i lacrimoni che le scendono dai suoi stupendi occhi sulle sue belle labbra. Non piangere… ti prego.
    “Ichigo. Ichigo sconfiggerà Aizen.” Mormoro con le labbra. Sorrido, e con la mano sfioro il viso di Rangiku.
    Addio, è stato così dolce morir tra le tue braccia.

    Ecco come è stata la mia morte. La morte mi ha accolto tra le braccia della persona a cui tenevo.
    Con lei, la persona per la quale ho vissuto, la persona che crede che io la abbia salvata, ma che invece ha salvato me… la persona che amavo.
    Rangiku… il poco tempo che ho passato con te è stato il mio tramonto, tu sei la mia morte, tu sei la mia pace.
    E con questo, questo pensiero, il serpente si congeda.
    E’ pronto per rinascere, i capelli d’argento diventano scaglie, gli occhi si fanno verticali e la lingua si allunga…
    E in un vortice di polvere azzurra e argentea nel tramonto dal colore dei capelli di Ichigo e Rangiku, Gin Ichimaru smette di respirare, e mai avrebbe potuto sperare in un finale più tragico e struggente.






    GIN: Rangiku si è sposata ed ha avuto un figlio che ha chiamato come il suo primo amore: GIN.
    Suo figlio cresce forte e sano ed a 10 anni è molto intelligente e spaventosamente assomigliante all'uomo di cui porta il nome. Un giorno Gin esce in giardino e...





    «Spingi!» disse il medico. «Spingi, che ci sei quasi!» continuò. Rangiku spinse con tutte le sue forze e finalmente, dopo ore di travaglio, partorì. «Sei stata brava.» le disse il medico. Suo marito era al suo fianco e le sorrideva. Il medico prese il bambino e lo porse all’infermiera che lo lavò e poi glielo porse. «Congratulazioni, » disse. «è un maschietto.» l’informò. Rangiku guardò il bimbo nato dall’amore tra lei e suo marito, vide i pugni serrati, gli occhi chiusi e la bocca piccina che formava uno strano sorriso.
    Il bambino non aveva nemmeno emesso il primo vagito, aveva accolto la sonora sculacciata in silenzio. Un bimbo forte? Rangiku fissò il marito che annuì e mentre teneva fra le braccia il suo bambino disse: «Il suo nome sarà Gin.»

    Gin crebbe sano e forte, all’età di dieci anni non assomigliava né a Rangiku né a suo padre se non per i capelli biondi della madre.
    Una piccola somiglianza per un bambino.
    Gin teneva sempre gli occhi socchiusi, diceva che ci vedeva lo stesso, la bocca atteggiata sempre ad un sorriso misterioso. Nemmeno Rangiku riusciva a capire veramente cosa pensava il figlio.
    Perché il suo bambino assomigliava tanto alla persona a di cui portava il nome?
    Una sensazione di dolcezza struggente e di tristezza l’assaliva quando pensava a Gin, bensì, non al Gin suo bambino, ma al Gin che aveva conosciuto e che era morto davanti ai suoi occhi, bagnato dalle sue lacrime.
    Qualche volta Gin la vedeva triste e gli chiedeva, con voce dolce e flebile di bambino : «Stai male mamma? Cosa c’è che non va? Perché piangi?» Rangiku allora gli rispondeva che andava tutto bene, che era solo la tristezza per una persona che era sparita davanti ai suoi occhi troppo in fretta, che le lacrime presto sarebbero sparite se Gin gli avesse sorriso.
    Gin le sorrideva, un sorriso aperto in che rincuorava il cuore tormentato di Rangiku.
    «Non mi piacciono le farfalle.» le disse un giorno Gin. «Perché?» gli aveva chiesto Rangiku.
    «Sono troppo libere. Troppo pure. Sono come delle illusioni. Illusioni che danzano nell’aria.» aveva risposto Gin. Rangiku era abituata all’intelligenza del figlio e gli aveva sorriso.
    «E allora, qual è il tuo animale preferito?» gli aveva chiesto.
    «Il serpente.» aveva risposto Gin.
    «E perché?» gli aveva chiesto. Dentro di lei il suo cuore tremava.
    «Perché mi ci identifico.» aveva risposto Gin. Poi aveva ingenuamente, o forse no, spostato il discorso verso altro.

    Una sera, mentre suo padre e sua madre stavano dormendo, Gin uscì nel giardino e si sedette sulla veranda a guardare le lucciole.
    All’improvviso vide una figura, una figura bianca di un uomo.
    L’uomo era alto, aveva capelli argentati e occhi azzurri chiaro semi-chiusi. Il sorriso era misterioso. L’uomo fissava la finestra della camera da letto di sua madre e all’improvviso Gin, in quel sorriso ci vide un qualcosa di non ben definito e un qualcosa di molto simile a una tristezza dolce. Assomigliava al sorriso di sua madre quando piangeva.
    L’uomo lo vide, fissò i suoi occhi chiari in quelli di lui e per un attimo, un attimo soltanto, sembrò sorpreso.
    Poi sorrise e sparì.
    Gin corse, ma lì, nel giardino c’era solo un serpente dalle scaglie argentate che però sparì dietro un cespuglio.
    «Chi, chi era?» mormorò alla luna senza, ovviamente, ottener risposta.
    Anche più tardi, quando andò a dormire, non l’abbandonò il pensiero di quell’uomo che gli era sembrato un miraggio. E che come un miraggio era sparito.

    I petali di ciliegio vorticavano nell’aria. Rangiku giocava con il suo bambino, quando sentì il frusciare di una veste e vide di sfuggita qualcosa di bianco. «Gin?» mormorò. Il bambino si girò sorpreso. «Mi hai chiamato mamma?» gli chiese. Rangiku fissò il figlio, poi scosse la testa con un sorriso. «No, tesoro... Ora però vieni qui, voglio mangiarti tutto.» Gin sorrise, un sorriso misterioso. Poi gli si buttò fra le braccia e strofinò i suoi capelli biondi sul viso di lei. «Mamma…» disse all’improvviso con il suo solito tono serio. «Sì?» gli chiese Rangiku. Suo figlio era di poche parole la maggior parte delle volte, agiva piuttosto di star lì a discutere o a parlare. Quindi incoraggiava il figlio quando lui cercava di interagire con lei. «Ieri in giardino ho visto un uomo.» disse. «Ah, sì?» gli chiese lei. «Era notte. E questo uomo era strano…sembrava etereo. Diverso dagli umani, diverso da noi shinigami.» disse Gin.
    «E come era? Che aspetto aveva?» gli chiese Rangiku agitata.
    «Aveva corti capelli argentati, gli occhi semi-chiusi chiari e un sorriso dolce. Vestiva una veste bianca.» disse Gin.
    Rangiku scoppiò in lacrime silenziose e abbracciò il figlio. «Grazie, Gin, grazie.» mormorò. «Grazie per avermi protetta.» disse. Suo figlio non disse niente, gli asciugò gentilmente le lacrime con una manica e si strinse di più a lei. Forse quell’uomo era qualcuno che lui stesso conosceva.
    Forse quello, era l’uomo che era svanito davanti agli occhi della madre anni prima, era l’uomo che ricordava in uno dei suoi primi ricordi dove stava gattonando verso una zona pericolosa e l’uomo aveva scosso la testa così da intimorirlo.
    Forse, era davvero lui. Era quel Gin di cui portava il nome.
    «Grazie.» pensò Gin dentro di sé.

    In quel giardino, nascosto dietro uno dei tanti cespugli, si trovava un serpente dalle scaglie argentate. I suoi occhi verticali erano di un chiaro azzurro, quasi color del cielo o del ghiaccio. E con questi suoi occhi guardava la donna e il bambino con il muso atteggiato quasi ad un misterioso ed accennato sorriso.







    A voi i commenti :)
     
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    stupenda La morte del Serpente *O*, poi la battuta che poteva dargli una botta mi ha fatto morire dal ridere XD
    mentre lo spoiler dopo è veramente dolce, *O* davvero tenera lei a dare il nome del suo primo amore, e il padre a lasciarglielo dare XD. veramente belle come storie per entrambe,anche se la prima un po triste che lui muore ç_ç.
     
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  3. giorgiette97
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    Grazie Sanana :3
     
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2 replies since 24/8/2013, 12:31   69 views
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