Esempio 4° prova house: La regina delle nevi rivisitata in chiave Fairy Tail

scritta da Hiden

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    Esempio La regina delle nevi (Gender cambio dei sessi)
    Personaggi:
    – la regina (gray)
    – Kay e gerda (juvia e leon)
    – signora anziana (master)
    – cornacchia (happy)
    – principe e principessa (natsu e lucy)
    – colomba (charly)

    Tornerà la primavera



    Esisteva un piccolo villaggio, ai confini di un paese di nome Magnolia. Era piccolo, ma molto abitato, tutti gli abitanti si conoscevano e si sentivano come un'unica famiglia.
    Qui, al margine est del confine del paesino erano presenti due case, separate da un giardino fiorito. In queste due case vivevano due ragazzi, Juvia e Leon. Leon amava i fiori e spesso componeva canzoni sulle rose, Juvia, invece, lo ascoltava lodandolo sempre per le sue composizioni, e, a volte, era costretta da quest'ultimo a ballare a ritmo di musica vestita da coniglietta.
    Juvia si sentiva ridicola con il costume, ma per il suo migliore amico spesso acconsentiva, anche se a volte un pugno nello stomaco a Leon non glielo toglieva nessuno.
    In quel piccolo villaggio le stagioni si susseguivano con tranquillità e pace; ma la stagione che veniva vissuta con più preoccupazione era l'inverno.
    L'inverno a Magnolia era rigido, gli anziani del villaggio davano la colpa ad un uomo, che sempre durante questa stagione transitava nel villaggio, più e più volte, spogliandosi e gridando “Io sono il freddo e il ghiaccio”. A quest'uomo col passare del tempo gli venne attribuito il titolo di Re delle nevi. Da parte sua, in effetti, non smentì mai la sua colpevolezza nel portare l'inverno e al suo passaggio seguiva sempre una tempesta di neve.
    Un giorno, dell'inverno più rigido che il villaggio avesse mai visto, Juvia e Leon erano insieme a giocare a palle di neve nella piazza principale; ovviamente Juvia stava vincendo, Leon invece cercava di schivarne il più possibile. La sfortuna volle che così facendo, la palla di neve colpì proprio il Re mentre stava passando in mutande sulla sua slitta.
    “Chi ha osato colpire me, Gray il Re delle nevi?”
    A questa battuta Juvia si fece piccola piccola, ma gli occhi di Grey erano già su di lei.
    “Io... ecco...” balbetto la ragazza, ma era innegabile che fosse stata lei, visto che per lo shock aveva mantenuto la posizione di lancio.
    “Che vuoi sotto specie di pupazzo di neve?” chiese Leon con tutta l'arroganza che lo distingueva.
    “Moccioso, come osi rivolgerti a me!” il Re sembrava furioso, ma abbastanza lucido per capire che il ragazzo voleva proteggere la colpevole.
    Con un lieve movimento della mano, un turbinio di neve avvolse Juvia portandola sulla sua slitta, e legata da catene di ghiaccio.
    “Siete entrambi colpevoli per avermi distratto dalla mia passeggiata.” disse con sguardo gelido “Lei verrà con me, mentre tu, rimpiangerai per sempre di non averla protetta!”
    A quelle parole una tempesta spessa e fredda avvolse la slitta, quando cessò, in quel punto c'era solo neve e ghiaccio.

    ---

    In una stanza gelida con spesse mura di ghiaccio e un piccolo foro da cui entrava un flebile sole, era seduta la ragazza.
    “Che errore ho fatto” continuava a ripetersi la povera Juvia mentre tremava dal freddo “ è tutta colpa di quello stupido Leon, doveva proprio schivare quella palla di neve?!”
    Poi, nel silenzio dei suoi pensieri avverti una presenza.
    “Ragazzina, hai freddo?” Gray si avvicinò verso la ragazzina con in mano una coperta.
    “S-s-s-si..” non sapeva se stava balbettando dal freddo o dal terrore di trovarsi davanti quell'individuo. Al villaggio tutti i genitori dicevano ai bambini di non guardarlo mai quando passava, o avrebbero rischiato di tramutarsi in ghiaccio. Quel giorno era la prima volta che lo guardava con attenzione. Aveva i capelli e gli occhi neri, una pelle chiara, ma non bianca come si aspettava e portava vestiti leggeri pur essendoci così freddo. Il suo sguardo non sembrava cattivo come al villaggio, anzi era triste.
    Gray porse la coperta alla fanciulla premurandosi di avvolgerla completamente.
    “Mi dispiace, qui fa molto freddo per te. Vedrò di rimediare.” un lieve sorriso comparve sul suo volto tirato.
    Quando lasciò la stanza chiudendo la porta dietro di se, un dolce calore attraversò il cuore di Juvia.

    ----

    “Dove è finita?” Leon era rimasto imbambolato in mezzo alla neve “Juvia!” Iniziò a gridare a perdifiato per tutto il villaggio; nessuno aveva intenzione di aiutarlo, tutti si voltavano dicendo “è colpa vostra” o “se l'è cercata”. Così decise di andare a cercarla; segui le rotaie di neve lasciate dalla slitta.
    “Sarà partito da qualche luogo, no?!” seguì la pista fino al litorale del bosco, il sentiero che lo attraversava era tetro e pericoloso stando ai racconti degli adulti.
    “Non mi fermerò mai!” prese il sentiero pieno di coraggio, ma quando le tenebre lo avvolsero si sentì gelare il sangue.
    “Ohi ohi ohi, cosa fa qui un giovanotto come te?” chiese un anziano signore di bassa statura con due baffoni.
    “Io.. sto cercando il castello del Re delle nevi”
    “Ragazzo, è pericolo avvicinarcisi, si dice che possa congelare i cuori delle persone, lui stesso ha un cuore di ghiaccio.”
    “Come?! Chi sei tu vecchio?” chiese agitato da quella rivelazione “Come fai a dire queste cose?”
    “Uhm uhm uhm, mi chiamo Makarov, e conosco bene colui che cerchi. Un tempo era una persona come te, ma l'indifferenza, la rabbia e la paura lo trasformarono in un uomo di ghiaccio.” lo sguardo del vecchietto scrutava il basco circostante “Perché lo cerchi?”
    “Ha rapito una mia amica.”
    “Oh oh oh, rapito? Torna a casa giovane, non puoi nulla contro di lui.” il vecchio scomparve nelle ombre degli alberi, lasciando Leon ai suoi pensieri.

    ----
    Dalla fessura nella parete la luce del sole iniziava ad affievolirsi, Juvia era affamata, infreddolita e triste; quando la porta si aprì.
    Entrò il Re delle nevi con un vassoio di ghiaccio tra le mani.
    “Avrai fame” disse con voce monotona.
    “Un pò” acconsentì Juvia.
    Gray le porse il vassoio; conteneva una ciotola piena di more, lamponi e mirtilli. Lei rimase senza parole.
    “Ma sono more e lamponi! Come è possibile? È pieno inverno!” chiese sbalordita ed eccitata, lei amava i frutti di bosco, ma a Magnolia, anche in primavera, crescevano di rado e così non poteva mangiarli spesso quanto avrebbe voluto.
    “Qui è sempre inverno piccola, ma esistono luoghi dove è sempre primavera.” uno sguardo triste lo attraversò.
    Juvia iniziò a mangiare quelle bontà, poi si fermò. “Sempre inverno?”
    “Si. Qui fa sempre freddo, esattamente come nel mio cuore.”
    Juvia non commentò, aveva sempre pensato che il Re fosse cattivo e crudele e che amasse portare il gelo, ma forse non era così; forse era costretto da un sortilegio, come quelli che per farle paura e non farla andare nel bosco, sua madre le raccontava la sera.
    Con questi pensieri, finì il suo pasto.

    ----

    Leon era disperato. Le tracce della slitta sparirono nel manto nevato, e la strada si biforcava in due sentieri.
    “Da che parte vado?! Destra?! Sinistra?!” continuava a girare la testa guardando le due strade, non sapeva decidersi.
    “Hey Hey, cosa fai lì? Ti sei perso?” una voce proveniente dall'alto attirò la sua attenzione, un gatto blu volante lo guardava dall'alto in basso.
    “Un gatto volante?!” gridò Leon.
    “Di che ti sorprendi, gli umani in mutande sono molto più terrificanti te lo assicuro!”
    “In mutande?!” un bagliore di speranza si accese nel ragazzo “Hai visto un ragazzo in mutande?”
    “Aye” disse il gatto.
    “Insieme a lui c'era una ragazza?”
    “Aye”
    “Dove sono? Tu sai dove sono andati?” chiese tutto elettrizzato.
    “Aye, vuoi che ti ci porti?”
    “Aye!!” ripete Leon senza farci caso, così inizio a seguire lo strano gatto blu volante.
    Qualche ora dopo arrivarono ai confini di un castello.
    “L'uomo in mutande è in quel palazzo, la povera ragazza deve subire sempre le sue angherie.”
    “Grazie gatto, la salverò lo giuro.”
    “Aye” rispose lo strano essere mentre si allontanava in direzione opposta al castello.
    Leon si avvicinò al castello, vide un traliccio che molto probabilmente in primavera sarebbe stato ricoperto di fiori; iniziò ad arrampicarsi per entrare dalla finestra aperta.
    Una volta dentro iniziò a perlustrare la zona, fino a che non si ritrovò in un corridoio sopra l'atrio.
    “AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH, lasciami andare mostro!!!!”
    Il cuore del ragazzo iniziò a battere all'impazzata, si sporse dalla balconata e vide un ragazzo dai capelli rosa in mutande che rincorreva una ragazza dai capelli biondi lunghi.
    “Ti prendo, ti prendo, sono tutto un fuoco!!!” gridava il giovane.
    “Buttati nella neve ghiacciata se hai caldo!!” rispose la ragazza.
    Leon rimase di sasso, non solo perché lei non era Juvia, ma anche perché si rese conto che esisteva gente davvero bizzarra a questo mondo.
    Nel momento esatto in cui la ragazza finì tra le grinfie del nudista, Leon si scontrò un vaso facendolo cadere a terra in mille pezzi.
    “E tu chi sei?” chiese il ragazzo a Leon.
    “Chiedo scusa, io... ecco cercavo una mia amica. Il gatto volante mi aveva detto che era qui.”
    “Gatto...” disse la ragazza bionda.
    … Volante” rispose il ragazzo dai capelli rosa.
    Il viso di Leon si tese per lo sforzo di non ridere dal sincronismo dei suoi interlocutori e così il giovane di Magnolia iniziò a raccontare la sua disavventura.
    “Ah, credevi che lui fosse il Re delle nevi?!” Rispose la ragazza presentatasi come la principessa Lucy.
    “Perché mai avrebbe dovuto pensarlo?” disse il ragazzo in mutande presentatosi come il principe Natsu.
    “Beh per ovvie ragioni!” disse Lucy.
    “mmmmh” Natsu spostò la testa piegandola di lato con una faccia da babbo.
    “Perché sei in mutande!!! Tutti sanno che il Re delle nevi adora stare in mutande!” la principessa prese a scrollare vistosamente il principe avanti e indietro.
    “Ma io sono in mutande solo per farti dispetto!” disse con tranquillità Natsu.
    “Oh spiriti!” Lucy sembrava sul punto di abbatterlo con un pugno “Mi dispiace Leon, non sappiamo dove si trova il Re delle nevi. Però forse possiamo aiutarti, prendi!” la principessa passò al viandante dei vestiti nuovi e pesanti, Leon si rese conto che i suoi ormai erano stati logorati dalla lunga camminata.
    “Ehi, i miei vestiti!” Ringhiò Natsu.
    “Tanto ne hai armadi pieni, e comunque, vatti a vestire subito!!!”
    Dopo questa esilarante scenetta, Leon riprese il suo viaggio, lasciando principe e principessa a rincorrersi nel castello.

    ---

    La notte era fredda nel castello del Re, ma Juvia era in una stanza calda e accogliente. I muri, come l'intero arredamento erano di ghiaccio, ma lei non sentiva affatto freddo.
    Gray era seduto su una poltrona intento a leggere un libro.
    “Signore, posso tornare a casa?” lo sguardo del Re da freddo passò a gelido a triste dopo questa richiesta.
    “Domani è un altro giorno” due lacrime rigarono il volto di Juvia, erano calde e dolci agli occhi di Gray, abbastanza da sciogliere per un solo istante il suo cuore di ghiaccio “presto, tornerai presto”.
    Il Re guardava il libro, ma i realtà stava pensando. Pensava alla dolce ragazza, quanto la sua sola presenza lo facesse stare meglio di quanto non fosse mai stato; un pensiero egoista gli attraversò la mente “Un bacio, un solo bacio e il suo cuore sarebbe mio, per sempre!” ma quando la scorgeva di sottecchi da dietro il libro, vedeva la sua dolcezza e la sua gentilezza, il calore che lui non avrebbe mai avuto “No, non posso! Il suo cuore diverrebbe di ghiaccio, proprio come il mio! Incapace di amare.”
    Poi una domanda della ragazza lo scosse dai suoi pensieri. “Perché portate l'inverno? Voi non sembrate cattivo, cosa vi è accaduto?” Juvia presa dalla curiosità non seppe trattenersi.
    “Ho perduto una persona importante, molti inverni fa, da quel giorno non provo emozioni e porto disgrazie.”
    “Una persona importante?!” la ragazza posò il suo sguardo pensieroso sul pavimento quando Gray riprese a parlare.
    “Era come una madre per me, è morta tentando di proteggermi da un orso bianco.” disse non prestando troppa attenzione al suo interlocutore “è accaduto così tanto tempo fa che stento a ricordarmi il suo viso.”
    “Dev'essere stato terribile, anch'io ho perso qualcuno tempo fa.” una lacrima le rigò il viso “una malattia si prese mia madre, mio padre, invece semplicemente se ne andò, ripeteva che non sopportava la mia vista. Forse le assomiglio troppo.” concluse Juvia con rammarico.
    Lo sguardo del Re la trafisse, occhi neri con una luce dolce la colpirono. Juvia si stava affezionando a quell'uomo, un vero mistero ma in fondo una persona buona, lo sentiva nel suo cuore.

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    Leon camminava da ore, forse da giorni, la neve offuscava il sole e le stelle e il povero ragazzo non sapeva se era giorno o notte. Si ritrovò davanti un paletto sommerso nel manto nevoso, lo afferrò con la mano e tirò con forza.
    “AHIIIIIIIIIIIIIIIII” un urlo soffocò il vento gelido.
    Dallo spavento lasciò andare l'oggetto, osservandolo con più attenzione si accorse che non era un bastone come supponeva, ma la coda di un gatto bianco mezzo congelato nella neve. Senza neanche pensarci lo prese e cercò di ritornare sui suoi passi verso un piccolo boschetto. Una volta arrivato accese un fuoco con estrema fatica e sistemo il povero gatto accanto alle fiamme.
    Dopo diversi minuti in attesa, il gatto si mosse ed iniziò a parlare.
    “Grazie mille... stavo congelando.” ora che la forte nevicata iniziava a diradarsi, Leon comprese che era una gatta bianca con un vestitino ed un fiocco alla coda.
    “Ora stai bene?” chiese preoccupato.
    “Sì, grazie. Mi chiamo Charly, dimmi come posso sdebitami.” chiese la gattina.
    “Sto cercando il castello del Re delle nevi, sai dove si trova?”
    “Sì, non è molto lontano, ti accompagno volentieri.”
    Così dopo il tanto girovagare, finalmente Leon si ritrovò difronte al castello.
    Bussò con forza alla porta di ghiaccio, quest'ultima si aprì con un lieve cigolio; senza perdere tempo, entrò nel maniero gelato. Tutto li era ghiaccio, splendido e meraviglioso.
    “Chi bussa alla mia porta?” una voce inconfondibile lo avvertì del pericolo, il Re era in casa.
    Durante il tragitto aveva riflettuto su come salvare Juvia, ed aveva convenuto che la via diplomatica dovesse essere tentata.
    “Sono Leon, un amico di Juvia, sono venuto a prenderla.” disse con tutto il coraggio che aveva in corpo.
    “Certo, tu sei quello che mi ha dato del pupazzo di neve!” dall'ombra di una colonna comparve Gray “Juvia e proprio qui, prendila!” la ragazza era accanto a lui avvolta in una coperta.
    “Juvia! Vieni presto!” le tese la mano, ma lei invece prese quella del Re, per lo sgomento di entrambi i ragazzi.
    “Vai a casa.” Disse Gray.
    “No! Tu non sei cattivo o freddo, le tue mani sono calde, non hai il cuore di ghiaccio!” la ragazza stringeva la mano sempre più stretta.
    “Il tuo amico è venuto a salvarti, dovresti…” la sua frase venne interrotta da un urlo di Juvia.
    “Lui è solo un amico, non ha davvero bisogno di me, tu si!” A quelle parole il cuore di Leon perse un battito, aveva sempre creduto di avere una speranza con lei, anche se spesso lo prendeva a pugni.
    “Juvia.” il suo nome sulle labbra del Re la fecero fremere.
    Lei si avvicinò a lui e gli diede un caldo bacio sulle labbra, e in quello stesso istante il suo calore arrivò fino al cuore del ragazzo, sciogliendo il ghiaccio che gli si annidava, perfino il castello e i mobili ripresero il loro aspetto originale.

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    “Nonno nonno, cosa accade dopo al Re delle Nevi?” un dolce bambino dai capelli blu e dagli occhi azzurri guardava l'anziano con trepidazione.
    “Uhm, vediamo se mi ricordo bene, lui e la ragazza vissero per sempre felici e contenti nel castello ormai scongelato, sai, il Re credeva che se avesse amato qualcuno, quest'ultima si sarebbe tramutata in ghiaccio, ma in realtà era il contrario, il ghiaccio sarebbe scomparso per sempre.” disse il nonno.
    “E Leon?” domandò una bambina dai capelli chiari come la neve e li occhi dorati.
    “Leon, accettò il suo amore non corrisposto, ma non restò solo a lungo, conobbe una dolce fanciulla che ricambiò i suoi sentimenti, anche con qualche pugno ogni tanto.”
    “Su bambini, lasciate riposare il nonno!” disse una donna entrando nella stanza.
    “Sìììììììì” gridarono uscendo in giardino.
    “Papà, non ti stanchi mai di raccontare questa storia?!” disse la giovane con un sorriso sulle labbra.
    “Non potrei mai essere stanco di narrare di come ho conosciuto tua madre, e comunque, sono così dolci i mie nipotini, ma non avrei mai pensato che ti saresti sposata con il figlio del moccioso impertinente.” disse Gray con un lieve sorriso.
    “Me lo ripeti sempre”
    “Ma sono contento, oggi è uno splendido giorno di primavera.”
     
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