Il bianconiglio

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    Ecco una nuova storia probabilmente quella a cui ho pensato di più prima di iniziare a scrivere ma questo si rivelerà un bene od un male? A voi sta deciderlo.


    Steven amato fidanzato e padre mancato.



    Una persona dall'aria triste guardava la lapide in silenzio, indossava un ampio capello, grandi occhiali da sole ed uno sgargiante foulard rosso su naso e bocca, la testa era così ben coperta che era impossibile dire se fosse un uomo od una donna senza avvicinarsi. La persona poggiò delicatamente un giglio bianco sulla tomba e poi si girò tremante, una lacrima solcava il suo viso mentre si allontanava velocemente dal cimitero. Assicurandosi di avere il volto coperto e passando per strade secondarie lasciò il centro della grande città arrivando in un quartiere periferico poco frequentato, si fermò davanti ad un vecchio e logoro edificio grigio. I muri erano erano scrostati e pieni di graffiti le poche finestre erano tutte rotte e chiuse con travi di legno in maniera grossolana, la porta d'ingresso anch'essa era bloccata da assi di legno tra le quali si poteva intravedere un logora targa:

    Un à ov
    erca nta



    Ripartì e dopo essersi assicurata di non essere vista da nessuno girò intorno all'edificio recandosi ad una porta laterale invisibile dalla strada principale, bisbigliò alcune parole in un dispositivo di sicurezza e la porta si aprì con un leggerissimo sibilo. Una volta entrata la persona si levò l'ingombrante travestimento e si rivelò essere una bella donna sui quarant'anni con gli occhi azzurri, corti capelli corti ed un fisico ben allenato.
    L'interno dell'edificio di attrezzature moderne anche se non ben tenuto, uno strato di polvere ricopriva quasi tutto, infatti la donna era ormai l'unica ad utilizzarlo e la sua attenzione era completamente rivolta al macchinario che stava costruendo, come ogni giorno attraversò il corridoio ed nell'ultima stanza. Le pareti erano pieni di formule e disegni tecnici tranne un unico angolo dove c'era una bacheca con diverse foto della donna da giovane con un uomo mentre lavoravano in quella stanza sopra la foto c'era scritta una frase tracciata con una calligrafia maschile che recitava:

    Steven ed Alice e la loro impossibile macchina del tempo!



    Alice lavorò con impegno fino al tramonto ed infine sospirò soddisfatta:
    - Finalmente è finita!

    Si rimise il suo travestimento, prese il sistema di ancoraggio e se lo agganciò al polso e poi uscì per tornare a casa. Prese un autobus che la portò fuori città e dopo alcuni chilometri percorsi a piedi raggiunse una bella casa nascosta tra gli alberi di un fitto bosco, entrò e si mise ad osservare divertita il divano. Lì sopra si trovava una giovane ragazza uguale a quella nelle foto del laboratorio. La giovane stava dormendo con la bocca aperta ed un rivolo di saliva le cadeva la bocca, Alice la chiamo delicatamente finchè non aprì gli occhi.

    - Dorothy mi stai sporcando il divano con la tua bava!

    La ragazza la guardò preoccupata e poi ridendo le saltò addosso abbracciandola.
    - Finalmente sei tornata mamma mi annoiavo, come stava papà oggi?
    - La sua tomba era pulita come sempre. Hai fatto la brava oggi? Non ti ha visto nessuno vero?
    - Certo, certo. Allora neppure oggi mi racconterai come hai conosciuto papà o perchè stiamo sempre nascoste immagino.

    Dorothy fece gli occhi dolci anche se sapeva anche non servivano a niente, stava già per andare ad apparecchiare la tavola quando la madre la fermò.

    - Invece ti sbagli oggi ti racconterò tutto, finalmente l'ho finita, e comunque se va tutto bene non ti ricorderai quello che sto per dirti.


    ...
     
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    - Questa è la storia di come ho conosciuto tuo padre e di come sia morto poco prima che nascessi:

    20 anni prima Flashback



    Alice correva, facendo svolazzare i suoi lunghi capelli biondi, eccitata nel campus dell'università Asimov, finalmente era entrata far parte del gruppo di ricerca del professor Isaac, era un passo più vicina al suo sogno. Attraversò una porta, evitò a stento tre studenti e raggiunse la sua destinazione aprendo la porta rumorosamente. Si fermò sulla soglia a riprendere fiato e disse a fatica:
    - Scusate ero così eccitata che non riuscivo a dormire ieri sera, alla fine mi sono svegliata tardi.
    Nella stanza erano presenti poche persone, c'erano 5 studenti chiaramente più anziani di Alice seduti su delle sedie e davanti a loro stava il professor Isaac insieme ad altri due studenti che sembravano avere circa la sua stessa età. Il professore fece un colpo di tosse e la invito con un gesto ad mettersi accanto agli altri due studenti in piedi.

    - Bene come stavo per dire prima di essere così bruscamente interrotto...

    Il volto di Alice divenne rosso peperone suscitando qualche risata degli studenti più anziani.

    - ... questi 3 sono i nuovi membri del nostro gruppo, da sinistra abbiamo Carlos, Steven ed infine Alice. Trattateli bene hanno tutti ottime abilità.

    Uno degli studenti anziani bisbigliò che Alice aveva di sicuro due belle qualità sul petto con una stupida battuta che fece ridere Steven, Alice si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo facendo arrossire Steven.

    - Sembra che abbiamo dei nuovi compagni interessanti professore, le sue scelte sono sempre particolari.
    - Ha ragione Martin dopotutto ho scelto lei.

    Alla battuta del professore tutti si misero a ridere e la tensione finalmente sparì. Isaac battè le mani per riportare il silenzio e disse:

    - Ora che i convenevoli sono finiti è ora di andare al laboratorio, seguitemi.


    ...

    Ora di pranzo mi tocca fermarmi a metà pezzo U_U che scocciatura
     
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    Il gruppo uscì dall'università e si diresse alla vicina stazione della metropolitana, presero un treno per la periferia ovest della città e, una volta scesi, in pochi minuti a piedi raggiunsero il laboratorio. L'edificio era grigio ed anonimo, Alice in preda alla trepidazione stava per varcare la porta principale quando il professore la fermò:

    - Si calmi Alice. Non entriamo da qui, il nostro laboratorio ha un ingresso privato, nel vicolo. Novellini seguitemi.

    Il professore girò intorno all'edificio e raggiunse una porta quasi invisibile sul lato dell'edificio, mormorò qualche parola e la porta si aprì subito. L'interno per Alice era strabiliante, in ogni stanza poteva vedere strani macchinari dall'aspetto fantascientifico, guardava tutto con gli occhi sognanti e la bocca aperta. Il professore condusse tutti nella sala di ristoro e da un tavolo prese una strana scatola con sopra disegnata una faccia.

    - Molto bene novellini ora scrivete su un foglio il vostro nome e quali incredibile macchinario vorreste realizzare, dopotutto siete qui per questo, giusto? sono curioso di vedere se uno di voi tre batterà il record di pazzia tra i miei studenti.

    I tre guardarono gli altri sospettosi come se si aspettassero un qualche tipo di scherzo ma avevano tutti la faccia seria. Dopo aver scritto i biglietto li infilarono nella scatola da cui il professore gli estrasse, dopo averli letti sorrise e disse:

    - Carlos vuole costruire una macchina per controllare il meteo, ma questo non ti farà andare in testa perchè Jason sta lavorando già a questo progetto. Carlos potrai unirti a lui.

    Un Ragazzo alto con folti capelli ricci gli fece un cenno e Carlos andò a sistemarsi vicino a lui.

    - Adesso sarete sorpresi perchè abbiamo due nuovi vincitori per il proposito più pazzo, infatti sia Steven che Alice vogliono costruire una macchina del tempo.

    Tutti si misero a fischiare ed ad applaudire. Ancora una volta Alice divenne rossa per l'imbarazzo mentre Steven la guardava per la prima volta con interesse.

    - Bene, bene. Ora calmiamoci tutti siamo qui per lavorare, quindi muovetevi andate ai vostri posti. Voi due invece seguitemi.

    Alice e Steven seguirono il professore fino alla stanza in fondo al corridoio.

    - Bene, bene. Questo sarà il vostro laboratorio, di qualunque cosa avrete bisogno al piano di sopra c'è magazzino, ed ora costruitemi questa macchina del tempo.

    I due entrarono nella stanza spoglia e cominciarono subito a discutere su cosa fare.


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    Dorothy guardava la madre entusiasta, parlava sempre poco di suo padre. Mentre parlava ad occhi chiusi sul viso della madre Dorothy vide un sorriso che on aveva mai visto, poi la madre riaprì gli occhi e sospirò:

    - Questo è come ci siamo conosciuti, una storia banale ed imbarazzante.
    - Ma no era bella mamma, poi cosa è successo?
    -Per farla breve passavamo i giorni chiusi nel laboratorio da soli ed alla fine sopo parecchi mesi ci innamorammo.
    - Come è mo...

    Alice abbracciò la figlia affettuosamente e disse:

    - Tranquilla piccola. Gli avevo da poco detto che ti aspettavo, un giorno mentre mi stava accompagnando a casa, dal nulla è sbucato uno strano uomo, non potrò mai scordarlo. Aveva un largo giubbotto marrone ed una strana maschera da coniglio bianco che gli copriva la faccia. Senza dire niente ha tirato fuori una pistola ed ha sparato a tuo padre in pieno petto. Ho cercato di aiutarlo ma è morto in pochi secondi. Quando mi voltai l'assassino era già sparito.

    Ora Dorothy vide che sul volto della madre scendevano copiose le lacrime e questa volta fu lei ad abbracciare la madre stretta con calore.

    - Non preoccuparti piccola, non è niente, e poi domani mattina prenderò la macchina del tempo e lo salverò così tutto questo non sarà mai successo.
    - Allora mi scorderò di te mamma?
    - Ma cosa dici sciocchina? Io te e tuo padre vivremo una nuova vita insieme, anzi probabilmente passeremo molto più tempo in quella vita che in questa.
    - E come mai?
    - Perchè quando avrò sia te che tuo padre non credo proprio che vorrò ancora terminare la macchina a tutti i costi.
    - Mmm... allora va bene!

    La madre e la figlia si addormentarono abbracciate sul divano. Quando la mattina dopo Alice si svegliò salutò la figlia con un bacio sulla fronte senza svegliarla ed uscì diretta al laboratorio. Entrò dalla porta laterale, pensando che quella sarebbe stata la sua ultima volta, raggiunse il laboratorio accese la macchina e poi con il sistema di ancoraggio predispose le coordinate di partenza e ritorno automatico. La macchina cominciò a tremare sempre di più con un ronzio insopportabile, all'improvviso Alice sparì nel nulla e la macchina lentamente si fermò.


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    20 anni nel passato



    Alice comparve nel laboratorio vuoto, si guardò attorno e tutto era come se lo ricordava. Controllò l'orologio era quasi l'alba, doveva andarsene prima che i primi studenti arrivassero, si mise il cappuccio in testa ed uscì. Si diresse di corsa nel luogo dell'omicidio, un bel parco pubblico, e cominciò a studiare la zona, decidendo come agire. Si piazzò dentro un grande cespuglio, era il nascondiglio perfetto per attaccare l'assassino alle spalle nel momento giusto, non le rimaneva che aspettare che tutti arrivassero. Dopo una mezz'ora che parve interminabile, finalmente Alice vide se stessa e Steven sbucare da dietro un pitto gruppo di alberi. I due giovani ignari parlavano tranquillamente, erano a 50 metri da lei quando sentì una strana brezza di vento freddo alle sue spalle, Alice si girò e l'assassino con la maschera era lì anche lui in attesa dietro il cespuglio. Per un attimo, anche se era impossibile dirlo a causa della maschera, le parve che l'assassino la guardasse, poi uscì allo scoperto fermandosi davanti alla coppia, estrasse la pistola e la puntò contro Steven e proprio in quel momento Alice saltò fuori dal suo nascondiglio placcando l'aggressore colto di sorpresa. I due finirono a terra e la pistola rotolò via nell'erba, a quel punto Alice gridò:

    - Che aspettate scappate!

    La giovane coppia non se lo fece ripetere e corse via.
    L'assassino si rialzò e con tutta calma si spolverò il giubbotto e poi andò a riprendere la pistola. Si girò e la puntò su Alice che invece era ancora seduta per terra tremante, infatti dopo lo scoppio di adrenalina per il placcaggio aveva sentito venire meno tutte le energie. L'assassino tirò il cane della pistola ed Alice era sicura che sarebbe morta in pochi secondi e così disse la prima cosa le veniva in mente:

    - Chi sei? Perchè sei un assassino?

    L'uomo si fermò ed abbasso la pistola e con gran sorpresa di Alice rispose alle sue domande, la voce dell'uomo era profonda anche se un po' strana:

    - Io sono il bianconiglio, un lavoratore a contratto nella criminalità e sono famoso per portare sempre a termine con successo i miei lavori. E Per quanto riguarda la seconda domanda diciamo che s qualcuno mi avesse chiesto 'Cosa vuoi fare da grande?' La risposta non sarebbe stata certo questa.
    -Che risposta stupida!

    Alice si pentì subito di avergli parlato in quel modo, tutti le avevano detto che la sua abitudine di rispondere senza pensare l'avrebbe messa nei guai prima o poi ed ora pensava che loro avessero ragione.

    - Sei coraggiosa. Puoi smettere di tremare non sei tu il mio bersaglio, non oggi almeno. Ci rivedremo viaggiatrice del tempo.

    L'uomo si girò e se ne andò con tutta calma.
    Alice era ancora lì seduta per terra con mille pensieri in testa, si guardò attorno per controllare che non ci fosse nessuno e spinse sul suo bracciale di ancoraggio il pulsante di rientro sparendo nel nulla.

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    Alice uscì dal laboratorio con un gran mal di testa, un effetto collaterale del viaggio nel passato pensò. La strada era molto più sporca di quanto quanto ricordasse, i lampioni erano quasi tutti rotti, c'era cumuli di rifiuti un po' ovunque ed una puzza tremenda, raggiunse ancora intontita la fermata dell'autobus e si mise ad aspettare esausta sulla panchina. Dopo mezz'ora Alice era furibonda, non vedeva l'ora di tornare a casa, e mentre si chiedeva che stesse succedendo vide avvicinarsi un'uomo nell'oscurità, Alice si alzò e chiese:

    - Mi scusi che succede non passa l'autobus, per caso c'è sciopero oggi?

    L'uomo continuava ad avvicinarsi con passo incerto, Alice stava pensando che era davvero sfortunata quella sera, prima il mal di testa, poi l'autobus ed infine un ubriacone, quando l'uomo rispose con una voce strana biascicando le parole:

    - Fameeeee. cibooooo.

    Poi l'uomo le saltò addosso. Ora che era così vicino Alice notò quanto fosse strano, aveva un gran quantità di bava alla bocca, gli occhi erano rossi per la rottura dei capillari, i vestiti erano in condizioni pessime sporchi è pieni di strappi dai quali si intravedevano vecchie ferite ancora sporche di sangue secco. Con la forza della disperazione Alice spinse via l'aggressore e si mise a correre senza metà, dopo un paio di isolati si fermò per riprendere fiato e si girò, lo strano uomo non si vedeva più. Si guardò intorno e notò che per la strada sembravano esserci solo persone con la stessa andatura da ubriaco. "Che diavolo sta succedendo?" pensò Alice. Con molta calma e circospezione fece tutta la strada fino a casa, aprì la porta e la richiuse a chiave tirando un sospiro di sollievo.
    Sentendo la porta sbattere Dorothy corse all'ingresso ed abbracciò la madre in lacrime:
    - Mamma dove eri finita!
    - Te l'ho detto dove andavo, in città sembrano tutti impazziti, un uomo a cercato di mordermi!
    - Lo sai che non devi andare in città, io e papà eravamo preoccupati.

    In quel momento Steven entrò nella stanza con un aria preoccupata, appena lo vide Alice lasciò la figlia e corse ad abbracciarlo.

    - Sei vivo amore mio, finalmente!

    Steven guardo la figlia con sguardo rassegnato ed abbracciò la moglie dicendo:
    - Va tutto bene Alice, hai avuto un'altro dei tuoi attacchi ora Dorothy ti racconterà tutto di nuovo finchè non ti tornerà la memoria.

    Dorothy fece un profondo respiro e cominciò a raccontare.

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5 replies since 7/6/2020, 12:06   55 views
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