Hoichi "il senza orecchie"

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    Come tutti sapete in Giappone non è famosa soltanto per la storia e le fiabe ma anche per i racconti dell'orrore. Avete mai sentito parlare del famoso racconto Hoichi "il senza orecchie"? Vi assicuro che è una storia da brivido:

    La leggenda narra che Hoichi, un cieco biwa hōshi (letteralmente "Prete del biwa", cantastorie specializzato nell'uso del biwa come strumento d'accompagnamento a corda) particolarmente noto per la propria bravura nella recitazione delle storie dell' Heike Monogatari e del Genji Monogatari, vivesse ad Akamagaseki come ospite del prete di Amidaji, suo caro amico.

    Durante una notte d'estate, il prete dovette allontanarsi insieme ad un suo accolito per tenere una cerimonia funebre nella casa di un fedele da poco defunto, lasciando da solo il cieco Hoichi. Data la calura di quella notte, Hoichi decise di spostarsi in veranda, sul giardino posto sul retro del tempio, ed attendere il ritorno del prete esercitandosi col biwa.

    A mezzanotte passata, il cieco suonatore di biwa sentì dei passi provenire dai pressi del cancello sul retro del tempio; il rumore proseguì per tutto il giardino finché non si fermò proprio dinanzi al cantastorie. Qui, una voce profonda chiamò Hoichi per nome ed egli rispose di non poter riconoscere chi gli stesse parlando proprio perché cieco. La voce si presentò come un samurai, venuto per riferire di un invito rivolto al menestrello affinché tenesse una rappresentazione per un alto dignitario e per scortarlo fino al luogo ove si sarebbe tenuto l'evento. Udito ciò, Hoichi non si sentì di rifiutare l'invito e, indossati i sandali e preso con sé il biwa, partì con il samurai; il messaggero fece da guida al suonatore cieco tendendolo per mano lungo tutta la strada ed egli si rasserenò verificando come il sedicente samurai indossasse effettivamente il classico corredo.

    biwa10
    Un biwa corredato di tipico plettro a forma di ventaglio

    Giunti innanzi a quello che Hoichi interpretò come un grande cancello, il samurai che lo accompagnava si fermò ed impartì l'ordine che gli venisse aperto; nonostante il menestrello non ricordasse vi fossero portoni di quelle dimensioni all'interno della città, udì immediatamente il rumore scatenato dalle persone intente a rimuovere l'asse che sigillava il cancello ed entrò. Attraversato un giardino, il samurai annunciò l'arrivo del cantastorie e subito si sentì rumore di gente che accorreva ad accoglierlo, di porte che scorrevano e di domestiche colte in conversazione, da cui Hoichi dedusse di essere giunto presso la tenuta di un nobile, sebbene non avesse alcuna idea sulla struttura del luogo in cui si trovasse. Condotto lungo una scalinata, sul cui ultimo gradino gli fu ordinato di lasciare i sandali, Hoichi venne guidato da una domestica per una serie interminabile di corridoi fino a che non raggiunse il centro di un'ampia sala che, a giudicare dal rumore prodotto dallo strusciare delle vesti sul pavimento e dal vociare di sottofondo, doveva essere gremita.

    Qui, Hoichi si accomodò su di un cuscino ed accordò il suo biwa, come gli era stato detto; quando ebbe finito i preparativi, la voce di una donna, da lui identificata come la "rojo", la governante a capo delle domestiche, gli riferì che era desiderio dell'ospite ascoltare la narrazione dell'Heike Monogatari ed in particolare della battaglia di Dan-no-ura. Udito ciò, Hoichi cominciò a cantare le vicende della battaglia di Dan-no-ura, riproducendo attraverso il biwa il rumore delle onde, degli scontri tra le navi, il sibilare delle frecce, lo stridere del metallo delle armi ed il tonfo dei caduti inghiottiti dai flutti; tanta era la sua bravura che subito si levò un mormorio di elogi da parte del pubblico, cosa che spronò il menestrello ad impegnarsi ancor di più nella sua esibizione. Raggiunto, però, il punto della narrazione in cui si descriveva la morte della famiglia imperiale, dal pubblico si levò improvvisamente un lungo grido di sofferenza, seguito da singhiozzii e lamenti tanto chiassosi e violenti che il cieco menestrello si spaventò molto per ciò che aveva causato.

    Gradualmente, la lunga serie di lamenti si affievolì, per poi portare la sala in un profondo silenzio; la stessa voce che aveva invitato Hoichi a dare inizio alla rappresentazione, quindi, riferì al cantastorie quanto il nobile ospite, come del resto l'intero pubblico, fosse rimasto colpito dalla sua bravura e come fosse suo desiderio poter assistere nuovamente alla rappresentazione nelle sei notti seguenti, al termine delle quali lo avrebbe lautamente ricompensato. La rojo disse, inoltre, che data la segretezza con la quale il nobile ospite soggiornava presso Akamagaseki, Hoichi non avrebbe dovuto rivelare a nessuno quanto sarebbe accaduto nelle notti seguenti. Dopo aver doverosamente ringraziato, il cieco menestrello venne condotto dallo stesso samurai che lo aveva prelevato dal tempio e da questi accompagnato fino alla veranda, luogo in cui si accomiatò dal messaggero.

    Era quasi l'alba quando il cieco suonatore di biwa fece ritorno al tempio, tuttavia, la sua assenza passò inosservata. Riposatosi durante il giorno senza dir nulla riguardo a quanto gli fosse accaduto, a notte fonda, Hoichi ricevette la visita dello stesso samurai della notte precedente e, condotto nuovamente dinanzi al nobile pubblico che lo attendeva, tenne un'altra rappresentazione con successo pari a quello della prima; stavolta, però, la sua assenza fu notata ed, una volta ritornato, il cieco suonatore venne convocato di buon mattino dinanzi al prete che lo ospitava: il prete si dimostrò preoccupato dal comportamento del suo amico e, notando come egli evitasse di rispondere alle sue domande, si accordò con alcuni servitori affinché lo sorvegliassero e, in caso Hoichi fosse uscito nuovamente dal tempio in piena notte, lo seguissero.

    Quella stessa notte, i servitori videro uscire Hoichi dal tempio e, accese le lanterne, si diedero all'inseguimento; poco durò la loro corsa, poiché persero presto le tracce del cantastorie che, nonostante le pessime condizioni della strada e la sua stessa cecità, sembrava essere fuggito in tutta fretta. I servitori, dunque, visitarono tutte le case nelle quali Hoichi era solito tenere le sue rappresentazioni chiedendo se il menestrello fosse passato nei loro pressi, ma in nessuna riuscirono ad ottenere informazioni al riguardo. Sconfortati da un simile fallimento, i due servitori stavano facendo ritorno al tempio quando, lunga la strada che costeggiava la costa, furono colti di sorpresa dal suono di un biwa proveniente dal cimitero di Amidaji; qui, trovarono Hoichi, solo in mezzo alla pioggia, intento a suonare il biwa e a cantare il racconto della battaglia di Dan-no-ura dinanzi alla tomba dell'imperatore "Antoku" (pronunciato "Antoku tennō"; ottantunesimo imperatore del Giappone, morto all'età di circa cinque anni durante la battaglia di Dan-no-ura).

    oni_bi10

    Guardandosi attorno, i servitori notarono inoltre un'enorme presenza di oni-bi ("demone fiamma", creature dall'aspetto di fuochi fatui) disposta tutt'intorno al suonatore cieco; compreso quanto stesse accadendo, i due gridarono ad Hoichi di riprendersi, poiché sotto l'effetto di un sortilegio, ma egli non prestò loro attenzione, intento com'era a suonare e cantare. Afferratolo, gli gridarono nelle orecchie che lo avrebbero ricondotto al tempio, al che il suonatore rispose seccatamente dicendo di non voler essere interrotto dinanzi ad un pubblico di così alto rango, ma loro, rimessolo in piedi, lo trascinarono fino al tempio, ove lo spogliarono delle sue vesti ormai zuppe facendogliene indossare di asciutte, secondo quanto ordinato loro dal prete.

    Chiamato alla presenza del prete suo amico, Hoichi venne interrogato a lungo sul suo bizzarro comportamento; per quanto si potesse sforzare di non rivelare il proprio segreto, vedendo quanto il suo amico fosse realmente preoccupato per lui, il cantastorie cieco raccontò al prete delle sue rappresentazioni notturne e del samurai che ogni sera lo accompagnava ove si sarebbe dovuta tenere l'esibizione. Intuendo la gravità del pericolo che vi era dietro tutta questa faccenda, il prete disse ad Hoichi di come gli spettri degli Heike che lo stavano ingannando avrebbero finito col distruggerlo e che, poiché quella stessa notte non sarebbe potuto rimanere al tempio a vegliare sul suo amico cieco, avrebbe trascritto su tutto il suo corpo il sutra Hannya Shingyō (ritenuto come la scrittura buddhista più conosciuta) in modo che gli spettri non lo attaccassero nuovamente. Così, prima del tramonto, il prete ed i suoi accoliti trascrissero l'intero sutra sul corpo dello sfortunato suonatore, ricoprendolo di scritte dalla testa fino alla pianta dei piedi; a lavoro terminato, il prete disse ad Hoichi che quella sera egli si sarebbe dovuto sedere in veranda senza muoversi, senza rispondere ai richiami degli spettri e senza chiedere aiuto ad alcuno, poiché altrimenti l'incantesimo si sarebbe spezzato ed i demoni che lo perseguitavano avrebbero sicuramente finito con l'ucciderlo.

    Quella stessa notte, Hoichi si mise a meditare in veranda, come dettogli dal prete; all'arrivo del samurai, il menestrello si sentì chiamare per tre volte ma non rispose e non si mosse dalla propria posizione. Non ricevendo risposta, il samurai entrò in veranda per cercare il menestrello; qui vide il biwa ed accanto ad esso un paio di orecchie. Riconoscendo le orecchie come quelle del suonatore (di fatti erano l'unica parte che non era stata ricoperta dalle scritte del sutra), il samurai le afferrò con decisione e le strappò via da dove si trovavano, dicendo che probabilmente avrebbero ugualmente compiaciuto il suo signore.

    hoichi10

    Sentendosi strappare le orecchie dai guanti metallici dell'armatura, Hoichi soffrì terribilmente ma riuscì a trattenere le grida, cosa che lo salvò da morte certa. Così orrendamente mutilato, lo sventurato menestrello attese immobile ed in silenzio il ritorno del prete, senza il coraggio di toccarsi la testa. Ritornato al tempio, il prete si affrettò a raggiungere la veranda e finì con lo scivolare su ciò che, come si accorse, era il sangue di Hoichi; allarmato, raggiunse pressoché immediatamente lo sfortunato amico e, vedendo il sangue grondare laddove un tempo vi erano le orecchie del malcapitato, pregò Hoichi di perdonarlo, poiché capì di essersi dimenticato di trascrivere il sutra anche sulle sue orecchie. Al sentire la voce del suo amico, Hoichi scoppiò in lacrime, tanto era il dolore che dovette sostenere per tutta la notte, e gli raccontò le vicende accadute durante la sua assenza.

    Il prete, cercò dunque di rincuorare il povero cantastorie dicendogli che dopo quella notte non avrebbe più dovuto temere le visite degli spettri. Grazie alle cure di un buon dottore, Hoichi si riprese presto dalle proprie ferite; nel frattempo la notizia di questa sua storia si era diffusa, facendogli acquistare una discreta notorietà. Grazie proprio a questa sua nuova fama, molti nobiluomini vennero ad Akamagaseki per poter assistere alle sue rappresentazioni, spesso elargendogli notevoli somme in dono. In breve, Hoichi poté godere di una discreta ricchezza e della fama che lo accompagnò fino ai giorni nostri, facendolo conoscere a tutti come Miminashi Hoichi, Hoichi il senza orecchie.
     
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